71.1.2.1 Suball. Cardamino kitaibelii-Fagenion sylvaticae Biondi, Casavecchia, Pinzi, Allegrezza & Baldoni 2002

Sinonimi

[Incl.: Veronico urticifoliae-Fagenion sylvaticae Di Pietro 2007]

Riferimento del Tipo (holotypus e diagnosi)

Cardamino kitaibelii-Fagetum sylvaticae Ubaldi et al. ex Ubaldi 1995
L’associazione include le faggete basofile microterme, diffuse su gran parte dei rilievi calcarei dell’Appennino centro-settentrionale, nel piano bioclimatico supratemperato superiore.

Definizione e descrizione (declaratoria)

Suballeanza endemica appenninica che inquadra le faggete microterme, da basifile ad acidofile, presenti sui rilievi calcarei e marnoso-arenacei (Flysch) dell’Appennino settentrionale e centro-meridionale, nel piano bioclimatico a termotipo supratemperato superiore.

Definizione e descrizione inglese

Ecologia

Le formazioni di questa suballeanza sono foreste microterme che si sviluppano su substrati calcarei e marnoso-arenacei (Flysch), in stazioni fresche ed umide, nel piano bioclimatico a termotipo supratemperato superiore.

Distribuzione

In Italia le comunità di questa suballeanza sono presenti in gran parte della subprovincia padana, della provincia appenninico-balcanica, e sui settori sommitali della subprovincia appenninica sino ai rilievi calcarei e marnoso-arenacei (Flysch) dell’Appennino abruzzese.

Struttura della vegetazione e composizione floristica

Tali cenosi sono caratterizzate dalla presenza di specie che bene identificano, con il loro areale, il carattere biogeografico della suballeanza. In particolare Cardamine kitaibelii e C. enneaphyllos che rappresentano la componente centro-orientale, dominante in queste faggete, e C. heptaphylla che identifica la componente centro-occidentale, minoritaria.

Contesto paesaggistico e sinsistema di riferimento

Le cenosi della suballeanza Cardamino kitaibelii-Fagenion sylvaticae occupano prevalentemente i complessi montani di natura carbonatica del settore peninsulare dell’Italia centro-settentrionale.Gli stadi della serie sono rappresentati nella fascia più elevata, da mantelli ascrivibili all’alleanza Daphno-Juniperion (Pino-Juniperetea), da arbusteti a Rhamnus alpina subsp. fallax e nella parte inferiore della fascia delle faggete microterme da comunità arbustive afferenti al Berberidion vulgaris (Rhamno-Prunetea) e diverse formazioni a dominanza di Juniperus communis. Le praterie sono essenzialmente mesofile emicriptofitiche a cotico erboso denso e continuo, e appartengono alla classe Festuco-Brometea (Phleo-Brometalia e Brometalia erecti). Le cenosi della suballeanza possono inoltre essere in contatto catenale con praterie a dominanza di Sesleria, sovente invasa da un arbusteto eliofilo a Genista radiata.

Nell’Appennino umbro-marchigiano e abruzzese, tali formazioni sono in stretto contatto con quelle termofile della suballeanza Lathyro veneti-Fagenion del piano bioclimatico supratemperato inferiore.


Habitat di riferimento (sensu Direttiva Habitat e classificazione EUNIS)

  • 9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
  • 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis
  • G1.674 G1.674 Alpino-Apennine neutrophile beech forests

Livello di conservazione e gestione

In base al 3° Rapporto Nazionale sulla Direttiva Habitat lo stato degli habitat 9210* e 9220* è risultato in generale buono. I piani di gestione in esecuzione in molte parti d’Italia prevedono che la gestione delle faggete possa considerarsi altrettanto favorevole sottolineando però che la struttura della vegetazione è per lo più prevalentemente monoplana e quindi in molte aree si ravvisa l’esigenza di cambi colturali che favoriscano la maggiore presenza di arbusti e di altre specie arboree nelle fitocenosi. Tra le pratiche che hanno favorito questa alterazione della struttura la più evidente è rappresentata dal pascolo forestale che andrebbe esercitato con minore intensità. Risulta inoltre evidentemente nociva la diretta ceduazione in bosco degli arbusti. Entrambe le pratiche provocano infatti una riduzione della complessità strutturale molto dannosa che porta a favorire l’erosione superficiale del suolo nelle condizioni di maggiore acclività

Presenza nei parchi nazionali

Gran Paradiso
Val Grande
Stelvio - Stilfserjoch
Dolomiti Bellunesi
Cinque Terre
Appennino Tosco-Emiliano
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Arcipelago Toscano
Monti Sibillini
Gran Sasso e Monti della Laga
Majella
Abruzzo, Lazio e Molise
Circeo
Gargano
Vesuvio
Alta Murgia
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese
Pollino
Sila
Aspromonte
Gennargentu
Asinara
Arcipelago di La Maddalena
?XX

Bibliografia

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