71.2.1 All. Quercion roboris Malcuit 1929

Sinonimi

[Quercion robori-petraeae Br.-Bl. 1932 (nomencl. syn.), Dicrano scoparii-Quercion roboris Passarge in Passarge & Hofmann 1968 (syntax. syn.)]

Riferimento del Tipo (holotypus e diagnosi)

Quercetum sessiliflorae Malcuit 1929


Definizione e descrizione (declaratoria)

Comunità forestali acidofile, planiziali e collinari, rappresentate da rovereti, castagneti, betuleti e pino-querceti. Si tratta di formazioni legate a climi oceanici con precipitazioni comprese tra 800 e 1500 mm annui.

Definizione e descrizione inglese

Acidophilous forest communities that grow in the plains and hills. This alliance includes Quercus petraea, Castanea sativa, Betula pendula, and pine-oak stands, and is related to oceanic climates whose yearly precipitation ranges from 800 to 1500 mm.

Ecologia

Si tratta di boschi di querce che si sviluppano su suoli ricchi, profondi e acidi, e che possono ospitare un buon corteggio di specie oceaniche.

Distribuzione



Struttura della vegetazione e composizione floristica

Queste cenosi sono ricche di elementi oceanici e sono caratterizzate da un ricco corteggio floristico di arbusti. Esse raggruppano i boschi acidofili a dominanza di farnia e rovere, a distribuzione prevalentemente atlantica e centro-europea, presenti anche nell’Italia settentrionale.

Habitat di riferimento (sensu Direttiva Habitat e classificazione EUNIS)


  • 9190 Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur
  • 9260 Boschi di Castanea sativa
  • 9120 Faggeti acidofili atlantici con sottobosco di Ilex e a volte di Taxus (Quercion robori-petraeae o Ilici-Fagenion)

Livello di conservazione e gestione

Il livello di conservazione è modesto se non in alcuni casi insufficiente.I lembi di bosco planiziale e basso-collinare ancora presenti sono caratterizzati da una composizione floristica impoverita. Tale impoverimento sembra essere legato alla frammentazione e quindi alle estensioni ridotte delle comunità, all’impatto del pascolo di animali domestici o selvatici e all’invasività di alcune specie vegetali esotiche.

In termini gestionali si ritiene necessario favorire l’espansione e la diversificazione di queste comunità, in particolare riducendo le pressioni attualmente presenti all’intorno e al loro interno. È auspicabile che nelle aree incolte si assecondi l’evoluzione naturale laddove siano poco estese o assenti le superfici coperte dalle formazioni forestali coerenti con le potenzialità locali.

Presenza nei parchi nazionali

Gran Paradiso
Val Grande
Stelvio - Stilfserjoch
Dolomiti Bellunesi
Cinque Terre
Appennino Tosco-Emiliano
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Arcipelago Toscano
Monti Sibillini
Gran Sasso e Monti della Laga
Majella
Abruzzo, Lazio e Molise
Circeo
Gargano
Vesuvio
Alta Murgia
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese
Pollino
Sila
Aspromonte
Gennargentu
Asinara
Arcipelago di La Maddalena
XX

Bibliografia

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